Gli Eredi di Norca Forum della Gilda "Gli eredi di Norca"

La Leggenda Apocrifa (autore Goldleef)

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    00 17/12/2004 22:54
    Cap. I - I topi ballano


    Era un assolato pomeriggio estivo, il sole saliva alto in cielo, poi calava, poi saliva, poi calava.
    Infine decisi di scendere dall'altalena.
    Il cortile della grande casa degli Eredi di Norca era stata allestita con tutti quei piccoli giochi che rendevano felici noi bambini. C'era un lungo scivolo verde, il cui precedente impiego risultava essere "rampa delle scale della torre di Mag Mell", ma una notte senza luna il furbesco Smtk l'aveva liberato da quell'ingrato compito e trascinato fino nel nostro giardino, sforzo che lo portò, sostenne, ad allungarsi le braccia di 7 centimetri netti.
    Insistemmo che avrebbe dovuto ripetere tre o quattro volte l'impresa, così avrebbe poi potuto camminare sulle braccia, ma non ne volle sapere e andò a mangiare un gelato.
    Smtk, come molti degli Eredi più grandi, amava noi bimbi. Ad esempio UnRaffreddore, che per rispetto si starnutiva sempre nella camicia, nonostante il giallo della divisa fosse sempre più tendente al verdognolo. Apprezzavamo molto il fatto che tentasse di raccontarci delle storie fantastiche, la sera, prima di dormire.
    Però dopo un po' si emozionava, si guardava intorno, e se vedeva passare Arixa diventava tutto rosso e se ne andava mogio mogio starnutendo.
    Non era facile tenerci a bada, però.
    Eravamo tutti contenti di poter imparare a lanciare fuoco con le mani e tirarcelo addosso, evocare compagni del sottosuolo da
    torturare con i cotonfioc usati, o nascondere degli emissari scheletrici negli armadi delle ragazze. Una volta Novgorot sostenne anche l'ipotesi, durante una cena nella sala comune, che Nimpha si fosse scordata il suo vecchio amante nel guardaroba.
    L'unico in grado di farci rigare dritto era Acron, il capogilda. Sulla fronte aveva stampato un Nodo che ci incuteva un certo timore, infatti ogni volta che lo guardavamo ci veniva in mente che non eravamo ancora capaci di allacciarci gli stivali. E pensandoci inciampavamo. Il capo pensava che ci inchinassimo e ci sorrideva.
    Ma un giorno Acron partì per un lungo viaggio e noi giovani non fu dato sapere dove o per che motivo. Qualunque fosse la meta o l'obiettivo, l'unica cosa certa era che a noi spettava il compito di fondare "Marmocchi senza frontiere" e darci alla pazza gioia.

    Modificato da Goldleef 17/12/2004 22.55
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    00 17/12/2004 22:56
    Cap.II - La Rivelazione


    Passammo la sera nella camera di Wickedoz a pensare cosa avremmo potuto combinare di bello. Novgorot propose qualcosa che implicava il massiccio utilizzo di criceti, ma interruppe la spiegazione del suo piano quando scoprì il nascondiglio dei giornaletti di Wickedoz.
    Finì che giocammo a rubacacca, un gioco importato da Midgard, diceva Smtk prima che gli si allungassero le braccia. Poi non lo so, perchè non lo lasciavamo più giocare con noi, era avvantaggiato.

    In pratica si erano formate due squadre: io giocavo con Ergulfeanel e Keltalas, Nimrod con Barts e Abatecruento. Novgorot leggeva "Tuttocittà - Tir Na Nog" emettendo gorgoglii e fingendo di saper leggere, Wickedoz non so, stava lì sdraiato a boccheggiare guardando un punto imprecisato del muro.
    A metà serata Ergul dichiarò di aver individuato cosa stava osservando Wickedoz ed indicò una lattina di birra vuota, approfittando della distrazione per rubarsi tutta la cacca e vincere gloriosamente la partita, ma chiazzandosi irrimediabilmente la corteccia.

    Abatecruento, essendo finito il gioco, tornò a vivisezionare un cucciolo di lucradan, il suo sinistro hobby preferito. Fu a quel punto che Keltalas balzò in piedi e disse la frase cruciale: "Io so una cosa che voi non sapete" e tutti ci fermammo incantati a guardarlo.
    "Parla marrano!" lo incalzai. "Vile plebeo esprimiti!" rincarò Barts. "Corvo rosso non avrai il mio scalpo!" esclamò Abatecruento strappando i capelli al lucradano.
    "Avete mai notato che vicino alla camera di Acron c'è una porta con due capitelli dorici?" domandò con fare superiore Keltalas. Certo che l'avevamo vista, ma tutti passando in quel punto si giravano dall'altro lato del corridoio cercando di spiare nel bagno delle ragazze, quindi nessuno si era posto domande su quella porta, è naturale.
    "Bene, sappiate che ho scoperto cosa si cela là dietro. Nientepopòdimenoche... " (urletto del lucradano) "le terme private di Acron!"
    Esultammo tutti come se Natale fosse arrivato in anticipo, Novgorot lanciò in aria "Mitologia hiberniana per niubbi" e saltò come impazzito trascinando l'indolente Wickedoz in una folle danza. Cercammo di capire a cosa fosse dovuta tutta quella euforia, e Keltalas ce lo spiegò sapientemente: "Dove ci sono le terme ci sono delle elfe mezze gnude che fanno i massaggi e danno i bacini sul coppino".
    Effettivamente era un'ottima motivazione per andare a scuriosare seduta stante.

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    00 17/12/2004 22:57
    Cap.III - Luci nella notte


    Incuranti del nostro obbligo di andare a letto presto recitandoci a vicenda gli spell di sogni d'oro, sciabattammo alla ricerca della porta dei desideri, cercando di "essere silenti come vermi e agili come sporiti", come diceva Ergul. L'idea mi faceva un po' schifo, quindi cercavo di non essere nè troppo silente nè troppo agile.

    Giunti davanti alla porta della cucina ci accorgemmo che la luce era accesa e qualcuno era lì, ancora sveglio. Honour sbirciò e ci disse che era Kailstorm che si preparava lo spuntino di mezzanotte, affettando salami e prosciutti con due coltelli a velocità impressionante. I blademaster hanno bisogno di molte calorie, ci aveva spiegato un giorno, e non avrebbero potuto restare senza cibarsi per più di un'ora. Doveva essere una vita difficile, anche per i maiali e le mucche della zona. Strisciammo oltre, silenti come ...blah!

    Barts a un certo punto ebbe l'idea di darci più velocità incitandoci con una piccola canzoncina di sua invenzione ed estrasse le nacchere. Mentre ci deliziava, più o meno all'altezza del terzo sonoro 'clak', Kailstorm apparì alle sue spalle e lo giustiziò con una robusta tozza duale celtica alla nuca.
    "TGtutthi a lettcctho, marchmocchi!" sputacchiò Kail, tentando di deglutire un panino al formaggio, che gli andò di traverso. Fu costretto a tracannarsi una pozione di mana, a cui tra l'altro era allergico. Mentre Kail assumeva varie tonalità di grigio-verde e il suo sguardo si faceva feroce, alzammo bandiera bianca.
    "Va beh raga io stacco" disse Kelt. "Notte belli", "Ciao alla prox","Notte a tutti" e ci avviammo ai nostri giacigli di paglia. Barts invece era svenuto in corridoio e nessuno si diede la briga di ressarlo.
    Avevamo perso una battaglia, ma la missione era solamente all'inizio, come spiegai ad Abate quando mi bisbigliò "task".
    Andando a dormire Honour infilò una ciabatta in bocca a Nov, cosa che ci rialzò il morale e ci permise di fare sogni felici.
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    00 17/12/2004 22:58
    Cap.IV - Il mattino ha l'oro in bocca


    E fu sera e fu mattina.
    Nella grande sala, come ogni alba, tutta la gilda era radunata per l'abbondante colazione. Mentre scroccavo dell'uovo con pancetta dal piatto di Kaov, guardavo con attenzione il tavolo dei grandi per capire se ci fossero ripercussioni dopo la piccola bravata della notte prima, ma tutto pareva tranquillo. A un'estremità Arixa e Nimpha confabulavano e ridacchiavano, guardando verso Elendik ed Erlendir, ed ogni tanto nascondevano delle risate immergendo la faccia nelle tazzone piene di latte e riemergendo col naso bianco. Kailstorm si era preparato un panino con un lupo di lough intero e lo stava affettando con due falcetti, con un'espressione decisamente felice. Solo Nimrod sembrava pensierosa e guardava fuori dalle finestre. Veles leggeva "Il corriere curmudgeon" appassionandosi agli annunci economici, e declamando di tanto in tanto le svendite più clamorose di oggetti magici e tinture. Tinture di cui non sembrava avere bisogno Erlendir, che in quei giorni era più colorato dell'arcobaleno a causa dei suoi studi alchemici, aveva perfino i capelli verdi e rosa.
    A Yorgo cadde una fetta di pane imburrato che andò a finire proprio sulle ginocchia di Erle, completando così il quadretto impressionista.
    Mentre stavo spiegando ad Aliseah che, visto che una fetta di pane imburrato cade sempre sul lato del burro e che un gatto cade sempre sulle zampe, legando una fetta di pane sulla schiena di un gatto si ottiene un paradossale moto rotatorio perpetuo a mezz'aria, entrò nella sala Barts. Aveva tutta l'aria di quello che aveva dormito per terra e non me ne spiegavo il motivo. Sorridendo e barcollando come avrebbe fatto Wickedoz annunciò: "Ho un piano!". All'inizio nessuno gli diede retta, visto con quel look era evidente quanto fosse poco affidabile come persona. Ma ci fece ricredere, la sua pensata era geniale quando disse: "Bigsciat, tu sai evocare un pet, vero?". Era chiaro a tutti il suo intento: evocare un pet e giocare a chiuderlo in un barile pieno di gatti affamati lasciandolo in modalità passiva . "Ma no, ma no! Intendo dire che il pet può andare a esplorare per noi, tanto se gli succede qualcosa e muore, a noi cosa ce ne frega?".

    Era verissimo, parole sante. Andammo tutti in corridoio per osservare i miglioramenti evocativi di Bigsciat. Era un po' rosso in viso, non sapevo che l'evocazione richiedesse tanta concentrazione. Iniziò una serie complicata di movimenti, tanto che credetti che la schiena gli si sarebbe spezzata. Arrivò a toccare il terreno con la fronte, sia davanti che alle sue spalle, e se ci pensate non è una cosa da niente.
    Mugulò qualcosa, prima piano poi sempre più forte. "..io ti...evoco...io ti chiamo...unisciti al lato oscuro... saltafuoribastardobastardoOOO" concluse spezzando la staffa contro uno stinco di Nov (che non era uno stinco di santo). Evidentemente il rito era proprio quello, perchè un piccolo nanerottolo uscì da sottoterra scavando da sotto, come se stesse arrivando dall'altra parte del mondo. "Eccomi capo capo capo eccomi" esclamò con una voce bizzarra e nasale, balzellando gioioso e venendo a tirare la mia veste. Capimmo subito che, come le ciambelle, non tutti i pet escono col buco.
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    00 17/12/2004 22:59
    Cap. V - Una porta si apre

    Come sapere se si sta per vincere o perdere una guerra? Basta guardare con chi ci sì è alleati. Il fatto che con noi ci fosse un alleato del sottosuolo gettava un'ombra sinistra sul nostro futuro.
    Non avevo mai dato ordini ad un pet, ma per qualche strana ragione di imprinting il nanerottolo aveva scelto me come padrone. E comunque Bigsciat se ne era andato via, dicendo che avrebbe terminato i suoi sforzi evocativi in bagno, e non tornò per un bel pezzo.
    "Vieni qui, Paul" gli dissi. L'avevo chiamato Paul Pet perchè sembrava una piccola polpetta. "Ecco bravo ora vai oltre quella porta e portaci qualcosa di interessante!", ordinai indicando l'ingresso alla stanza misteriosa. L'alleato partì velocissimo verso la porta sbagliata, uscì dalla casa e sparì dalla vista.
    "Richiamalo Gold!" gridarono tutti i miei compagni. "Ci sto provando, ma è c'è il bug!" dissi cercando di mascherare la mia totale ignoranza sull'argomento.
    Ma due minuti dopo Paul era già tornato portando in braccio un vecchio ranger che gridava "Lasciami! Lasciami!" picchiandogli il suo arco sulla schiena. Osservammo stupiti l'alleato che, buttando a terra il suo fardello, annunciò soddisfatto "Ecco fatto, padrone!" sorridendo come un beota che ha appena vinto la Coppa Mentecatto dell'anno.
    Novgorot espresse il nostro pensiero comune: "Razza d'idiota, ti pare che ci sia qualcosa di interessante in questo pezzo d'antiquariato?". Il vegliardo, accigliandosi, si rialzò da terra e smettendo di picchiettare la sua arma sulla testa del pet si rivolse a noi: "Ragazzacci impertinenti! Io sono ancora abbastanza in forze per andare a Galladoria!".
    "Galladoria?" chiedemmo in coro. "E che diavolo è?"
    Il decrepito assunse l'aria dell'insegnante arrogante: "Galladoria è un dg full di mob uber hiddati che linkano e aggrano ma che se non vi arano istant droppano oggetti sgravati."
    Ci guardammo disgustati, questo era il dialetto incomprensibile dei Power Rangers, la nostra gilda rivale! Bastò uno sguardo torvo che lo stolto alleato stranamente capì, riafferrò il ranger e lo riportò dove lo aveva trovato, probabilmente al pub "La Fogna Verde".
    "Senti Paul", lo ammonii appena fu rientrato. "La porta è quella, guarda bene, quella". "Sì signore e padrone maestro!" sorrise l'improvvido alleato, e si dileguò nella lavanderia.
    Keltalas e Barts proposero di costituire un sistema di segnaletica stradale, Abatecruento si propose per disseminare il corridoio di vetri rotti e lasciare solo una piccola via verso il corretto obiettivo.
    Mentre ancora dibattevamo se costruire un onagro per punire lo sciocco pet, Paul uscì dalla lavanderia ricoperto di biancheria intima altrui.
    Lo spettacolo fu abbastanza divertente da evitargli la meritata gogna, soprattutto per le mutande di scaglie calate sulle ventitrè. Mutande che presto ci causarono un mucchio di guai, dato che erano o di Nimpha o di Arixa, non capii bene quando si avventarono su di noi riempiendoci di staffate e dandoci dei "piccoli maiali".
    In corridoio si creò una piccola battaglia per la conquista di un reggiseno in cuoio rinforzato, e io ne approfittai per strisciare di soppiatto tra i due capitelli e rotolare nella stanza misteriosa.

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    00 17/12/2004 22:59
    Cap. VI - Strano davvero

    La porta si richiuse pesantemente alle mie spalle.
    Provai a controllare se fosse possibile riaprirla, ma niente. Saltellai un po' attorno ai cardini per vedere se ci fosse qualche bug, ma nulla da fare, ero prigioniero della mia curiosità.
    Ero nei guai! Che bellissima sensazione!
    Mi avviai nel dedalo di corridoi che si parava davanti a me.
    Ero come un topolino che corre nei cunicoli di un emmenthal gigantesco.
    Chiusi gli occhi e cercai di aspirare a fondo il profumo di quell'atmosfera. Però il profumo non era proprio di formaggio, era più simile a quello dei miei stivali quando non li lavo da un mese.
    Curioso, effetivamente non li lavavo da un mese.
    All'improvviso m'imbattei in uno strano personaggio, un firbolgo vestito male che ciondolava con lo sguardo perso nel vuoto.
    Appena mi avvicinai, si voltò di scatto verso di me e gridò: "Salve giovane mentalista dai campi! Come va la vita in frontiera! Io sono sempre chiuso qui dentro, vuoi sapere la mia [storia]?".
    "Nu nu grazie", avevo riconosciuto il genere di persona, uno di quei chiacchieroni che se attaccano non ti mollano più.
    Per non offenderlo aggiunsi una scusa: "Cioè io sono ferrato in geografia, capisci, ma la storia..."
    Ma senza battere ciglio il tizio riattaccò con: "Bene, sei proprio un amico! Sài nessuno viene mai qui a parlare con me e mi sento solo a sorvegliare questo [passaggio segreto]"
    "A sorvegliare... cosa hai detto?", chiesi drizzando le orecchie.
    Ma tiziostrano stava fermo a guardarmi con un sorriso ebete.
    "Ripeti un po' che forse non ho sentito bene...", riprovai, mantenendo la calma.
    Sorriso niubbo, sguardo perso nell'infinito.
    "Oh! Un passaggio segreto hai detto?" gli richiesi trattenendomi dal dargli un pugno all'altezza del mio naso, più o meno alle sue ginocchia.
    "Sì", rispose finalmente,"proprio qui dietro di me. Ma tanto nessuno vorrà mai entrare perchè al di là ci sono creature terribili che staccano la testa (quando va bene) a tutti quelli che ci vanno. Se vuoi provare ad affrontarli dimmi il tuo nome, così ti segno nel registro e ti faccio entrare nel [passaggio]!"
    "Non ci penso neanche, ero di passagg..."
    "Buona fortuna, non ci penso neanche, ero di, che il cielo ti protegga!"
    "Ehi..ma no..cosa...io..." cercai di protestare, ma delle strane fascie di energia mi avilupparono il corpo e in istante -puf- fui teleportato.
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    00 17/12/2004 23:00
    Cap. VII - Mostri!

    Mi trovai al centro di una gigantesca stanza circolare di pietra grezza.
    Lungo le pareti, illuminate da poche torce, vidi centinaia di porte.
    Ognuna era incisa con uno strano simbolo fatto di fiamme.
    Feci per muovermi quando inciampai in una massa invisibile che esclamò: "Ahh! Cacchio che paura, mi hai fatto venire un infarto!"
    Così dicendo si dehiddò, e mi apparve seduto a terra, avvoltolato nel suo mantello, il ranger Dion.
    "Dioooon?! Ecco dove eri finito, ti abbiamo cercato per mesi!", dissi.
    "Eh, si, sigh. Sono rimasto chiuso qua sotto."
    "Ma come, un ladro pro come te che non riesce ad evadere?" chiesi.
    "Vedi tutte quelle porte? Ognuna contiene un mostro aggressivo e fortissimo. Tutte tranne una, che conduce da qualche altra parte. Finora ne ho provate una cinquantina e mi è andata male: quando sbaglio devo restare hiddato finchè il mostro non si stufa e torna nella sua tana. Possono passare giorni!"
    "Mmm. Beh per fortuna hanno tutte un simbolo diverso, così ti ricordi quelle che hai già aperto", commentai sagacemente.
    "Sì, anche se ho letto sul sito di Valmerwolf che una volta scoperta la porta giusta i simboli si rimescolano" sentenziò Dion.
    "Ecco", aggiunse," ora è il momento di provare quella, con il simbolo di un drago a due teste, sei pronto?".
    "Io? Eh.. si certo.. cioè..eh no aspetta!! Io non mi posso hiddare come te!!" esclamai.
    "Ah, già! Se apro io aggra comunque te e magari pure me, quindi conviene che provi tu, io sgruppo e resto hiddato, e se esce un mostro tu lo uccidi e poi io mi dehiddo e vengo con te."
    Come mi aveva detto più volte Arixa, dovevo migliorare la mia capacità di concentrazione, perchè non riuscivo a capire frasi più lunghe di dieci parole o che implicassero... eh poi non ricordo più cosa diceva.
    Comunque non ero riuscito a seguire il discorso di Dion, mi limitai ad annuire e mi sdraiai, fingendomi morto. In genere funziona sempre.
    "Hai capito quale porta? Quella con il simbolo del drago a due teste" disse Dion sparendo nel nulla.
    Mi trascinai fino a lì e usai la staffa per abbassare la maniglia.
    La porta si aprì lentamente, cigolando.
    Non ne usciva niente, se non una leggera e fresca brezzolina.
    Lentamente mi infilai nel passaggio.
    Mentre l'uscio si chiudeva bruscamente dietro di me, intravidi un furioso turbinare di porte e di fiamme, mentre Dion urlava "macheculooooo!".

    Povero Dion, era rimasto dentro. Purtroppo non potevo fare nulla per aiutarlo, se non cercare si sollevargli il morale, quindi gridai: "Wow!! Di qua è bellissimo! Cibo, donne, musica! Dài che ce la fai Dion!! Forza Dion!"

    Sentii una corsa, il cigolio di una porta. Poi credo il ringhio e lo sbuffo di due draghi, passi, lotta, boh un casino.
    Non potevo sopportare quel fracasso, ho le orecchie sensibili di elfo, mi allontanai salendo delle scale.